Avvocato, vinceremo la causa?
"Avvocato, ma in questa faccenda chi ha ragione? E se facciamo causa, alla fine, siamo sicuri di vincere?"
Queste sono alcune delle domande che i clienti pongono più di frequente quando vengono in Studio e sono anche fra le più complicate a cui dover rispondere.
Per capire meglio come gestire le controversie, però, è giusto fare un passo indietro e
spiegare anzitutto che non tutte le liti vanno risolte in Tribunale e che il lavoro di un avvocato non consiste
solamente nel fare cause.
Ci sono infatti tutta una serie di altri sistemi per gestire i contrasti che possono insorgere tra le persone. Quando un Cliente si presenta in Studio per un problema legale, la prima cosa che viene fatta, in genere, non è iniziare una causa, ma è prendere contatti con la controparte, al fine di esporre le proprie ragioni da un punto di vista giuridico e comprendere se, su tali basi, può essere raggiunta una soluzione.
Questa è una modalità di procedere che gli avvocati hanno utilizzato da sempre e che, negli ultimi dieci anni, è stata in molti casi anche resa obbligatoria per Legge.
Sono infatti ormai molto numerose le situazioni in cui, prima di poter sottoporre una controversia ad un Giudice, è indispensabile avere tentato un approccio "conciliativo" con la controparte, attraverso dei sistemi chiamati "mediazione" e "negoziazione assistita". Si tratta di strumenti differenti tra loro, ma che comunque hanno in comune il fatto che le parti sono assistite ciascuna dal proprio legale e possono quindi gestire la vicenda in maniera più consapevole e trovare -quando e se possibile- una soluzione ragionevole ed equilibrata. Sono sistemi che, se ben conosciuti ed utilizzati, possono a volte portare ad ottimi risultati, con il vantaggio di tempi sicuramente molto inferiori a quelli che sarebbero necessari per ottenere una sentenza.
Resta il fatto, tuttavia, che in una serie di casi, la soluzione concordata non si riesce a trovare, o perché una delle parti semplicemente non è interessata ad alcun tipo di accordo, oppure perché la distanza tra le parti è comunque troppo grande per riuscire a trovare un compromesso che accontenti entrambi.
E' proprio in tali casi che sorge la famosa domanda: "avvocato, ma se facciamo causa, alla fine, siamo sicuri di vincere?".
Per rispondere a questa domanda devi sapere che:
la realtà (quello che concretamente succede nella vita reale) è sempre più complessa delle norme giuridiche (quello che viene scritto anticipatamente dal Parlamento e da chi fa le altre norme, come i regolamenti ministeriali, le direttive europee etc...). In altre parole, per quanto le norme siano dettagliate e precise, nel caso concreto ci sarà sempre (o quasi sempre) qualche elemento che la norma non aveva previsto;
per le ragioni di cui sopra, la legge non si applica in maniera "automatica" al caso concreto, ma c'è sempre un giudice che la deve "interpretare" per poi emettere una sentenza;
i giudici sono essere umani ed ognuno ha una diversa sensibilità ed un modo diverso di vedere le cose, di conseguenza la stessa causa potrebbe essere decisa da un giudice in un modo e da un altro giudice in modo diverso (tecnicamente si parla di "contrasti giurisprudenziali");
per risolvere il problema di cui sopra, il sistema ha escogitato diverse soluzioni. Esistono, ad esempio, delle raccolte di giurisprudenza dove si può andare a ricercare come siano stati decisi in precedenza casi simili a quello che a noi interessa. Esiste, inoltre, la Corte di Cassazione che tra le sue funzioni primarie ha proprio quella di dirimere i contrasti di opinioni che possono emergere tra i vari giudici (tecnicamente si parla di funzione "nomofilattica" della Suprema Corte);
le soluzioni sopra indicate sono certamente utili, ma non sono perfette, per cui esiste sempre un certo margine di incertezza sull'interpretazione del diritto;
anche al di là delle questioni puramente di diritto, le cause sono spesso decise anche su questioni di mero fatto. In altre parole, prima ancora di capire quale norma si applica ad una certa situazione, sarà molto spesso necessario dimostrare come sono andati i fatti;
nelle cause, infatti, molto spesso ogni parte porta davanti al giudice una ricostruzione degli eventi molto diversa (alle volte del tutto opposta!) ed il giudice, che chiaramente non era presente e che non sa nulla della vicenda, dovrà farsi un'idea più precisa attraverso le prove (documenti, testimonianze, perizie etc...);
di conseguenza, non è sufficiente "avere ragione" per riuscire a vincere una causa, ma è anche necessario riuscire a provarlo;
le testimonianze, ad esempio, sono sempre un'incognita importante sul risultato finale di una causa, perché nell'esperienza concreta capita molto spesso di vedere che un testimone che si pensava avrebbe dichiarato una certa cosa, in realtà, quando si trova davanti al giudice, dichiara tutt'altro;
questo non deve far pensare per forza a fenomeni di corruzione o di disonestà. Alle volte, semplicemente, un testimone dichiara che "non ricorda" la vicenda, perché magari i fatti su cui è interrogato risalgono a diversi anni prima. In altri casi, invece, il testimone esprime al giudice un punto di vista diverso da quello che la parte interessata si poteva aspettare o che immaginava. D'altra parte, anche al di là dei processi, credo che sia esperienza comune a tutti quella per cui le persone possono parlare in un certo modo quando si rivolgono a noi ed in modo del tutto diverso quando parlano di noi con altri…
Se sei arrivato a leggere fino qui, avrai sicuramente capito che la risposta alla famosa domanda "chi vincerà la causa" non può quasi mai essere netta e certa. Anzi, qualora qualcuno ti garantisse al 100% il risultato di una causa dovresti probabilmente preoccuparti, allo stesso modo in cui ti preoccuperesti se qualcuno ti dicesse che comprando una certa azione in borsa potrai solo guadagnare e mai perdere. Se fai una causa (così come se investi in borsa) devi accettare per forza che un certo margine di rischio (alle volte molto piccolo, alle volte più grande) c'è sempre.
Questo non significa affatto che la causa sia totalmente imprevedibile e che le possibilità di perderla o di vincerla siano le stesse. Significa, invece, che un professionista diligente, prima di dare un parere, studierà sempre a fondo il caso concreto in tutti i suoi aspetti, sia fattuali che giuridici, dopodiché sarà in grado di fornire un consiglio motivato su quale strada sia meglio intraprendere e sulle possibilità di esito positivo che ritiene ci siano. Starà poi a te, tenendo conto dei consigli che ti verranno dati, prendere una decisione informata e consapevole per tutelare i tuoi interessi nel modo migliore.
Se hai un problema giuridico e ti serve una consulenza, puoi contattarci compilando il modulo di contatto.